ADELINE CHRISTIN

Made in, Art Gallery - Venezia

Lei ferma per strada un semplice passante, uno a caso fra i tanti, lo fotografa. Ecco lo schizzo. Lo dipinge finché non appare in esso una nota tragica, l’anonimo diventa un personaggio dostoievskijano. Dal ritratto si libera una coscienza angosciata e complessa, turbata da chissà quale inadempienza.

Una galleria ossessiva, personaggi strappati dalla folla e trasferiti nella densità dell’arte, quasi controvoglia, ritagliati netti e disorientati in questa nuova esistenza. Nel ritratto è assegnata loro la più imbarazzante delle nudità.

Ad alcuni, per deliberata grazia, l’artista getta sul capo una pesante anche se fantomatica corona.

Gli incoronati hanno l’aria di non averlo nemmeno notato. Le corone poi cadono male, a sghimbescio, scivolano storte come berretti.

Una dozzina di solitudini buffamente incoronate, una galleria sorta da mondi Tartarei, dove ognuno oscilla tra il re e il buffone, fra il tragico e il ridicolo.

Stanno per entrare nei vestiboli dell’arte scongelandosi pian piano e non ancora consci del colpo di fortuna.

Gleb Smirnoff

 

Il volto umano è una forza vuota, un campo di morte. La vecchia rivendicazione rivoluzionaria di una forma che non ha mai corrisposto al suo corpo, Che iniziava ad essere altra cosa del corpo. è per questo che è assurdo rimproverare d’essere accademico ad un pittore che al giorno d’oggi ancora si ostina a riprodurre i tratti del volto umano così come sono; poiché così come sono non hanno ancora trovato la forma che indicano e designano : e fanno più che abbozzare, ma dal mattino alla sera, e tra diecimila sogni martellano come nel crogiolo di una palpitazione passionale mai esausta. Questo vuol dire che il volto umano non ha ancora trovato la sua faccia, al pittore dargliela.

Antonin Artaud