PRIMA COLLETTIVA EGIZIANA D'ARTE CONTEMPORANEA A VENEZIA

Ahmed Kassim - Aya Alla Elfallah - Enas Elkorashy - Ibrahim Eldessouki - Reda Abdelrahman dal 24 maggio al 7 giugno 2013

Questa mostra nasce in maniera progressivamente inaspettata.

Mi affascina pensare come gli eventi, le idee prime, mutano, si costruiscono e consolidano nel tempo. 

Un giorno Enas Elkoriashy, artista egiziana radicata in Italia da cinque anni, mi chiede di organizzarle la sua prima mostra personale a Venezia. I suoi lavori mi piacevano. Felice ho accettato la proposta iniziando subito a pensare al luogo dove farla e a i vari dettagli. Circa un mese dopo ricevo una sua telefonata entusiasta con la quale mi avvisa che non sarebbe più stata una mostra personale, in quanto un altro artista, Ibrahim El Dessouki, vi avrebbe partecipato. 

-“Bene! – pensai - bello mettere a confronto due artisti egiziani a Venezia.” 

Non passa neanche una settimana ed Enas mi richiama per dirmi che Aya Alla Elfallah, artista egiziana pure lei, si univa, all'ormai gruppo di espositori. 

- “Ok! – esclamai - divertente far conoscere a Venezia tre artisti egiziani. Sarà una mostra interessante da realizzare.” 

Ma la storia non finisce qui, passano un altro paio di giorni, squilla il telefono ed ecco Enas che con una risata, quasi incontrollabile, mi dice:  

- “Daniella ! Non ci crederai !”

Immaginai subito che non si trattasse di una brutta notizia, considerato che la sua risata felicemente nervosa mi aveva già contagiata !

- “Enas ! Cos’è successo?” 

- “Siamo in cinque !!!” 

Rimasi perplessa ed incredula, Cinque !!? Un senso di irrequietezza mi pervase…
Con la partecipazione di Ahmed Kasim e di Reda Abdelrahman si completava il cerchio di artisti “a sorpresa”. Finalmente iniziavo ad immaginare quello che poteva succedere con questa iniziativa. Le possibili ripercussioni a livello di intercambio e diffusione culturale, ma innanzi tutto un'esperienza importante e significativa per tutti.

Ad occhi chiusi, quasi fosse un gioco cominciavamo, giorno dopo giorno a nutrire questa iniziativa. Enas lavorava nella coordinazione di tutti i dettagli di trasferta delle opere e degli artisti, a me spettava il compito di incuriosirmi e conoscere questa realtà artistica, fino ad ora ignota.

Entusiasta ascoltavo i racconti di questa giovane egiziana, ormai sempre più inserita artisticamente in Italia. Mi parlava della realtà sociale, culturale e politica egiziana. Fortunatamente, l’opera d’arte è un riflesso, non solo degli stati d’animo degli artisti, ma anche una opportunità di espressione, di protesta e denuncia degli aspetti e delle problematiche che li circondano. 

Ahmed Kassim (1984) propone nei suoi lavori più recenti, un personale senso d’ironia, convinzione e comprensione del mondo che lo circonda. Mescolando simboli urbani e culturali, con il caotico contorno socio-politico che affligge l’Egitto. In effetti questa sua visione lo porta a trattare temi delicati dentro la società, essendo spesso criticato dai media per la sua irriverente e rivoluzionaria visione. Graficamente ci troviamo d’avanti a gesti spensierati, spontanei e primitivi, colori decisi e pieni, senza sfumature. Opere più grafiche che pittoriche, dove la tecnica è solo un mezzo espressivo per comunicare con grande carico concettuale, sociale ed emotivo, un’opinione incisiva sul mondo che lo delimita.

Diversamente Aya Alla Elfallah (1986) ci propone opere cariche di significato emotivo. Il senso di solitudine e insoddisfazione si vede riflesso nei ritratti di corpi in un ambiente privato: la stanza. Una donna nuda che attende, un uomo che si riposa dopo aver calpestato la città in cerca di sostento. Corpi solitari che non si incontrano mai. Pennellate grafiche, preferibilmente monocromatiche, spensierate, danno luogo al fluire di un sentimento, comune a molte donne. Rappresentare corpi nudi in un ambiente musulmano è un atto di grande temerarietà.

L’altra figura femminile presente nella mostra è Enas Elkorashy (1986), unica artista del gruppo trasferitasi fuori dall’Egitto, motivo per cui la sua pittura si vede contaminata da nuove esperienze estetiche. Le sue opere sono rivolte verso il mondo femminile e costruite con un segno grafico ampio, circolare, di una spontaneità studiata, con colori in genere vivaci e con applicazioni di carta e cartone che enfatizzano la sua passione per la moda, il gusto per l’abbigliamento, l’eleganza e l’interesse per i modelli estetici. Gli stessi modelli veicolati dalle riviste di diffusione di massa e dalla stessa cultura egiziana. Per questa collettiva Enas ci presenta un’assaggio delle serie “PIN UP GIRLS 2050”, “My Fashion Collection” e la nuova serie ispirata all’oggetto tradizionale della “bambola di zucchero”, una sorta di biscotto di San Martino, tipicamente egiziano e utilizzato per decenni come simbolo da regalare in conmemorazione della nascita di Maometo (oggi sostituita dai souvenirs in plastica “Made in China”). L’ artista ripropone in maniera stilizzata ed emotiva questo suo ricordo folclorico e di infanzia, utilizzando la bambola come spunto per le sue creazioni stilistiche.

Ibrahim Eldessouki (1969) oltre ad essere un artista consolidato in Egitto, esercita da più di dieci anni la professione di docente di Pittura presso la Facoltà di Belle Arti della “Helwan University” del Cairo. La padronanza della tecnica con i diversi materiali lo porta a realizzare lavori di grande meticolosità e maestria, concentrando il suo interesse verso la natura morta, il paesaggio e il ritratto femminile. Le sfumature, l’alto contrasto e il suo originale uso della tecnica a olio, gli permettono di creare opere cariche di un senso di tenerezza, delicatezza e poesia. L’uso romantico dell’immagine ci porta a percorrere paesaggi egiziani di sogno e contemplazione. 

In fine, Reda Abdelrahman (1966). Il suo lavoro all’inzio simbolistico, influenzato dall’intera mitologia egizia, cambia completamente tematica con l’arrivo della rivoluzione egiziana adottando una dimensione, senza dubbio, politica. Oggi ci propone parte dell’opera "Io Sono Tutti”, quattro autoritratti di grande formato dove l’artista si rappresenta con simboli di diversi credi e culti religiosi. Egli enfatizza volutamente il concetto di libertà, identità ed unicità con il quale siamo nati, ma che l’educazione sociale, culturale e religiosa nega , o quanto meno prova, condizionandoci nei rapporti umani e culturali. 

Al Cairo, molte delle più importanti gallerie d’arte si trovano nell’isola di Zamalek, il quartiere delle Ambasciate, dove risiedono e lavorano la maggior parte degli stranieri, dei diplomatici e rappresentanti delle tante associazioni impegnate in progetti di cooperazione e sviluppo. Venezia è di per se un’isola d’arte, dove il raggruppamento di associazioni culturali, istituzioni, gallerie, ecc. porta molti stranieri a radicarsi in questa città, lavorando non solo per vivere, ma per condividere e rendere possibile l’integrazione e la conoscenza multiculturale. 

Elemento che oggi certamente non si può più trascurare. 

Anche questo progetto d’arte nasce in un ambiente di cooperazione multietnico, ed io colgo l’occasione per ringraziare tutti coloro che hanno reso possibile questo “primo” incontro di proposte artistiche. 

La ricchezza e la diversità della realtà egiziana, mescolata ad una particolare sensibilità individuale e professionale degli artisti, dona l’opportunità di interpretare ed allargare la nostra stessa realtà, attraverso la creatività e la realizzazione di quella che doveva essere semplicemente una mostra personale, ma che grazie all’entusiasmo, la vitalità e l’impegno di una rappresentante del medio oriente a Venezia, diventa nel giro di pochi giorni, la “Prima Mostra Collettiva Egiziana di Arte Contemporanea a Venezia”...

Daniella P. Bacigalupo