Poco più di due anni fa, una giovane artista egiziana mi chiese di curare una sua mostra personale, che nel divenire degli eventi, fini per essere la prima Collettiva d’Arte Contemporanea Egiziana a Venezia.
Già allora mi resi conto della sua passione per le nuove esperienze e soprattutto della sua voglia di fare, di fare bene. Il suo contagioso entusiasmo, la sua risata e i suoi occhi brillanti mentre parlava d’arte e dei suoi futuri progetti lasciarono in me un ricordo di viva allegria. Sapevamo entrambe che avremmo ripetuto una esperienza di collaborazione, anche se nessuna di noi poteva immaginare ciò che stiamo realizzando in questa circostanza.
Verso meta agosto mi contatta e mi anticipa con la sua solita allegria che da li a poco avrebbe aperto una galleria d’arte. rimase sorpresa per il coraggio di questa giovane donna nel intraprendere un tale impegno a Venezia, citta che rappresenta difficolta note ormai da anni per alcuni settori tra cui quello dell’arte. La notizia suscito in me entusiasmo, nel sapere che finalmente a Venezia ci sarà un luogo, un punto di riferimento di nuove idee, nuova linfa tra le poche gallerie ancora in attività.
Ma la sorpresa per me più stimolante è stata quando mi chiese di contattare il Maestro Franco Renzulli perché inaugurasse questo nuovo spazio con una mostra personale, sapendo della vicinanza collaborativa che svolgo da anni per la promozione e la curatela delle sue opere.
Chiamai subito il Maestro per comunicargli il desiderio di Enas.
La sua risposta fu: ‘’Può darsi, ne riparleremo…’’
Renzulli, nato nel ’45, inizia da giovanissimo il suo percorso artistico. All’età di 18 anni realizza la sua prima mostra ufficiale con Giorgio Musoni alla Galleria Venezia. Viaggia poi in Germania, Olanda, Francia e sceglie di fermarsi un po’ più a lungo nella città di Copenaghen. L’anno 1965 segna secondo me un anno di svolta per Renzulli. È l’anno in cui apre lo studio presso la Casa dei Tre Oci in Giudecca dove ebbe l’occasione di instaurare un rapporto di amicizia con Hundertwasser che poco dopo lo introdusse a René Brò. Passano molto tempo insieme intrecciando un’amicizia che durerà per sempre. Lo stesso anno Franco esegue i suoi primi lanci da paracadutista che gli permise di acquisire una sensibilità spaziale e frammentata. La luce brillante e il silenzio contemplativo del vuoto caratterizzerà tutta la sua opera.
Renzulli è un alchimista. L’uovo, l’aglio, l’olio, le tempere, i gessi, le matite, i pigmenti, la sua saliva, i ricordi dell’Africa e di New York (luoghi dove Franco è tornato annualmente per oltre due decenni) sono mezzi per tessere affollati mondi di sensazioni. I segni, il gesto, la pennellata, trovano nella forza e nell’emozione del gesto, l’energia per esprimere i suoi mondi. Nelle sue opere ritroviamo dimensioni che ci appartengono: l’inferno, il paradiso, il purgatorio; la luce, il cosmo, le nuvole; i desideri, le passioni, l’erotismo e i paesaggi astrali contaminati dal colore dell’Africa, dalla nebbia e dai grattacieli di New York. Dal vuoto del cielo al silenzio della Laguna di Venezia. I suoi quadri sono la manifestazione dei colori che percorrono i suoi vissuti attraverso mondi reali e metafisici. Ogni viaggio lascia una traccia emotiva che nella solitudine contemplativa si trasforma in gesti che evocano mondi profondamente interiorizzati:
“... Quando dipingo è la mano che va da sé... se inizio a pensare mi fermo, mi allontano, lascio che il dipinto respiri, che la mia mente si calmi, poi riprendo a dipingere. A volte ci vuole tempo. Il dipinto deve essere quello che vuole essere...”
Franco arriva a New York nel 1988. Abituato ai paesaggi lagunari di Venezia e alla savana africana, egli trova a New York un mondo totalmente diverso e ne rimane affascinato. Tornerà per ben 25 volte.
Dopo un brevissimo tempo di riflessione, il 29 agosto, giorno del suo 70mo compleanno, il maestro Renzulli mi comunica di accettare l’invito di esporre e che per la occasione si era fatto spedire delle opere realizzate a New York e mai esposte ad oggi. Di quelle opere avevo soltanto sentito parlare e visto fotografie sfocate. L’annuncio fu vissuto come un regalo enorme, un gesto che ci dava la possibilità di poter contemplare dal vivo la prima opera tra le altre realizzate a New York nel 1988.
“A window in New York” il suo primo approccio emotivo-pittorico con la città. “Interno studio Harrison Street - la bicicletta di Guido con frutta e nuvola di passaggio" (opera omaggio ad Alberto Giacomini, architetto che aveva progettato lo studio in cui ha vissuto ma che non ebbe mai occasione di conoscere) realizzato due anni più tardi; in questo dipinto si nasconde una cipolla che non sono mai riuscita a individuare. Invece ho scoperto subito le 3 patate del mitico “Twin Towers + 3 patate (dalla finestra in Harrison Street)” del 1990, dove possiamo contemplare le torri gemelle, simbolo della società civile americana distrutto dal terrorismo nel 2001. Nel 2015 Renzulli realizza in omaggio alle torri gemelle l’opera “Sacchetto della spesa, New York”.
Daniella Bacigalupo, 17 ottobre 2015
Franco Renzulli trasuda di venezianità. La sua appartenenza non è soltanto geografica ma epidermica e storica. Dalla frequentazione della Colomba (ristorante-cenacolo, che ha covato alcuni tra i più importanti maestri del ‘900), per la scelta dello studio alla Casa dei Tre Oci, spazio essenziale per qualsiasi tour culturale veneziano; territorio ambito e reso virale da alcune recenti manifestazioni.
Il mio omaggio a Franco Renzulli è puramente immaginifico. Sono stato chiamato ad introdurre la sua poetica per Made in.. Art Gallery senza averlo incontrato personalmente. Quest’ operazione non è improbabile; spesso capita di parlare d’opere senza conoscere l’intensità poetica che soltanto l’artista, fisicamente, può comunicare. Eppure la complessità dello stile di Franco, l’eccentricità dei testi che parlano di lui, mi impediscono di impostare una critica metodica e rigorosa del suo impegno. Mi limito quindi a sfogliare una magra cartella che raccoglie le sue esperienze. Dal 1945 ad oggi. Ne nasce una immediata fascinazione, che rende obbligatorio conoscere l’autore, al di la delle opere. Franco è un artista colto e sofisticato. I video in cui si racconta ci parlano di un personaggio capace di vivere la intensità del mondo che rappresenta. Franco scorre rapido suoi concetti, con brevi tratti linguistici racchiude e comunica con evidenza il mondo; privo di sofismi è il suo linguaggio: orale e pittorico.
Asciutto non è il termine corretto in questi casi. Si direbbe piuttosto leggero e profondo; dando vita ad un gioco di dicotomie che potrebbe sviarci dal discorso, ma che di fatto ci parla del suo stile come di un viaggio. Ed ogni viaggio è, per sua natura, rilassante e curioso. Il viaggio di Renzulli è un percorso di ricerca; la ricerca del segreto sotteso ad ogni singola cosa. Il fascino ed il mistero diventano quindi materiali plastici che l’artista modella nelle sue composizioni, per dar vita ad opere in cui il colore e luce si accavallano alla ricerca di equilibrio significativo.
Daniel Buso
17 ottobre 2015